Ci sono diversi fattori che differenziano una birra artigianale da una birra industriale, dal processo produttivo, alle caratteristiche del prodotto che ritroviamo nel bicchiere.
I birrifici artigianali innanzitutto utilizzano il più possibile ingredienti naturali e spesso sono dei “birrifici agricoli” in quanto lavorano orzo e luppolo, provenienti da territori di loro proprietà.
La birra viene prodotta principalmente con il malto d’orzo e/o con il malto di frumento, in alcuni casi anche con altri cereali maltati come sagale, avena etc, elementi base, ai quali vengono aggiunti luppolo, lievito ed acqua.
A questo punto la birra è pronta per essere consumata ma ha una durata limitata nel tempo poiché la presenza di lieviti attivi, la rende un alimento vivo che si evolve nel tempo. Solo se il tipo di birra lo consente, è possibile un invecchiamento in cantina anche per alcuni anni. Nella produzione industriale, per aumentarne la conservazione, il prodotto viene sottoposto ad alcuni trattamenti come la pastorizzazione ed il filtraggio. Vengono così inattivati i microrganismi contenuti nel lievito e filtrata la bevanda, aggiungendo poi degli additivi conservanti e stabilizzanti. Dopo questo trattamento il prodotto può essere movimentato e stoccato senza alcun problema.
Sparsi un po’ in tutta Italia esistono molti piccoli birrifici artigianali che producono ottime e addirittura eccellenti qualità di birre e noi abbiamo scelto di proporvi alcune fra queste eccellenze. La produzione di un micro birrificio è limitata, legata ai tempi di fermentazione e riposo e alla disponibilità delle materie prime; per questi motivi, non tutte le birre in carta possono essere sempre disponibili.
La produzione dei microbirrifici italiani nel complesso, presenta una varietà notevolissima con birre ispirate ai più diversi stili internazionali. Frequente è anche la creazione di birre che prevedono ingredienti inusuali, sia come materia fermentabile, sia come aromatizzazioni, ad esempio farro, frutta DOP e IGP.
In forte crescita anche le “contaminazioni” con il vino, poiché nascono birre che utilizzano sia botti di legno di secondo passaggio, che mosto d’uva con i suoi lieviti autoctoni.
Da qualche anno diversi microbirrifici italiani hanno avviato un’attività di esportazione dei loro prodotti, principalmente sul mercato americano ed anche quello europeo si sta dimostrando molto attento ai prodotti italiani, anche paesi con un’antica tradizione birraria.
Vi aspettiamo!